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Dana Plato, Gary Coleman, Todd Bridges

L’allegria della serie Arnold, che ha insegnato ad una generazione che bianchi ricchi e neri poveri possono essere una famiglia, stona (ed è un eufemismo) con il destino dei tre giovani protagonisti.

Gary Coleman, che ha sempre sofferto di una disfunzione ai reni, che non l’ha fatto crescere oltre il metro e trenta centimetri, ha avuto solo poche altre apparizioni televisive, e ha lavorato principalmente come guardia giurata. Oltre ai gravi problemi di salute, a causa della sua malattia per la quale ha dovuto subire un doppio trapianto e sottoporsi costantemente a dialisi, ha avuto anche problemi con la legge: è stato arrestato nel 2008 dopo essere stato accusato di aver investito un uomo in un parcheggio e nel 2010 per non essersi presentato ad un’udienza in tribunale dove era accusato di violenza domestica nei confronti della moglie Shannon Price, sposata nel 2007. Coleman è morto il 29 maggio 2010 dopo essere caduto nella sua casa di Salt Lake City e avere sbattuto violentemente la testa.

Dana Plato, diventata con questa serie la fidanzatina d’America, dopo la chiusura della serie ha tentato di intraprendere la carriera da attrice impegnata, ma non ha ricevuto allettanti offerte di lavoro, probabilmente perché “incastrata” nel ruolo di Kimberly. Nel 1989 ha così posato nuda per Playboy, e ha partecipato a film porno e b-movie (tipo Bikini Beach Race). Proseguita la discesa agli inferi con alcol e droga – già durante la lavorazione della serie era finita in overdose di valium e aveva iniziato ad utilizzare stupefacenti – nel 1991 venne arrestata per rapina a mano armata a Las Vegas. Caduta in depressione per la morte della madre e l’abbandono del compagno da cui aveva avuto un figlio – durante la lavorazione di Arnold: la produzione decise di non farla vedere incinta, e infatti ad un certo punto apparve solo nel finale della serie – ha concluso la sua esistenza a soli 34 anni l’8 maggio del 1999 a Moore, in Oklahoma, nel camper in cui abitava: la morte è stata archiviata come suicidio tramite iniezione di un mix di Vicodine e altre sostanze. Il suo corpo è stato cremato e le ceneri disperse in mare. A undici anni esatti dalla sua morte, il figlio Timberly Lake , che non era mai riuscito a superare il trauma, si è suicidato con un colpo d’arma da fuoco. Aveva 25 anni.

Nella tragedia leggermente meglio (se così si può dire) è andata a Todd Bridges, che ha avuto problemi di tossicodipendenza – cocaina – ed è stato arrestato e processato nel 1988 per il tentato omicidio di uno spacciatore. La difesa di Johnny Cochrane è riuscito a farlo assolvere da quest’accusa. Nel 1993 ha accoltellato un coinquilino: gli inquirenti hanno concluso che avesse agito per legittima difesa. Da allora si è riabilitato e ha continuato a lavorare nello show-business.


Il mio amico Arnold

Titolo originale: Diff’rent Strokes

Ideatori: Jeff Harris, Bernie Kukoff

Interpretato da: Gary Coleman, Todd Bridges, Conrad Bain, Dana Plato

Tra le Special Guest: David Hasselhoff, Mr.T, Janet Jackson, John Astin

Genere: commedia

Numero di stagioni: 8

Anni di produzione: 1978-1986

Paese: USA     Networks:s NBC – fino al 1985- e ABC

Philippe Drummond (Bain), un ricco miliardario bianco di Park Avenue rimasto vedovo, adotta due bambini neri di Harlem, Arnold (Coleman) e Willis Jackson (Bridges). La serie narra le vicende della famiglia, delle difficoltà e delle gioie che questa scelta ha comportato nella New York di fine anni ’70. Questa adozione incontra tutta una serie di resistenze: non solo dai colleghi di Philippe, ma molto spesso anche dagli amici di Harlem dei due ragazzi, a volte intransigenti esattamente come i bianchi più bigotti. Arnold e Willis, insieme e alla sorellastra Kimberly (Plato) e al loro nuovo padre, riusciranno ad affrontare le situazioni con un sorriso e con un pizzico di ironia.

Gli argomenti trattati molto spesso sono seri (tra i tanti, razzismo, ovviamente, ma anche pedofilia, violenza sessuale, ecc.), ma vengono affrontati dal punto di vista ingenuo “dei bambini” (principalmente di Arnold), e dunque dal punto di vista pedagogico (crescita ed esperienza). Gli occhi ingenui dei bambini cercano di decodificare un mondo tanto complicato, molto spesso inutilmente e assurdamente, dagli adulti.

Il numero di episodi in una stagione varia dai 19 (nell’ottava) ai 26 (seconda e quarta). I registi più presenti nella serie sono stati Gerren Keith e Herbert Kenwith (rispettivamente 144 e 23 episodi), mentre gli autori Howard Leeds e Martin Cohan (rispettivamente 36 e 34 episodi).

Che cavolo stai dicendo Willis?