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Dal tramonto all’alba

Titolo originale: From Dusk till Dawn

Regia: Robert Rodriguez

Soggetto: Robert Kurtzman

Sceneggiatura: Quentin Tarantino

Interpretato da: Harvey Keitel, Juliette Lewis, George Clooney, Quentin Tarantino, Salma Hayek, Ernest Liu, Danny Trejo, Tom Savini

Direttore della fotografia: Guillermo Navallo

Musiche originali: Graeme Revell

Producers: Gianni Nunnari, Meir Teper

Genere: crimine / vampiri

Anno: 1996, USA

Voto: 6

from_dusk_till_down.jpgTexas. Due criminali, rapinatori e assassini senza alcuna pietà, Seth Gecko (Clooney) e suo fratello Richard (Tarantino), prendono in ostaggio il pastore Jacob Fuller (Keitel) e i suoi due figli Kate (Lewis) e Scott (Liu). Superata rocambolescamente la frontiera con il Messico, hanno appuntamento all’alba del giorno dopo con un gangster messicano (che aiuterà i fratelli Gecko in cambio di denaro ad arrivare nel ritrovo di criminali di El Ray) in un locale fuori mano, il Titty Twister. Ostaggi e rapitori, che nel frattempo hanno stretto amicizia, decidono di attendere il nuovo giorno nel locale, non sapendo che ha strane frequentazioni…

Film particolare Dal Tramonto all’alba, che parte come un gangster-movie e si trasfoma all’improvviso in un horror vampiresco. George Clooney perfetto nel ruolo del bello e maledetto, nonché simpatico, Quentin Tarantino molto a suo agio in quello del maniaco sessuale, un po’ meno Harvey Keitel nel ruolo del pastore che ha perso la fede. La sceneggiatura era stata scritta da Tarantino ai tempi del liceo. Letteralmente mozzafiato le curve di Salma Hayek nel ruolo di Satanico Pandemonium. Non è un capolavoro, indubbiamente, ma rende esattamente il concetto di cinema come entertainment.

Il film, che è stato campione di incassi (ma non è stato accolto favorevolmente dalla critica) e ha avuto notevoli problemi con la censura, ha avuto due seguiti, che hanno visto Rodriguez non dietro la macchina da presa ma nel ruolo di produttore.

“Ti sembravano psicopatici quelli? Gli psicopatici non esplodono se sono colpiti dalla luce del sole, non esplodono per quanto pazzi possano essere”


Four Rooms

Regia: Allison Anders, Alexandre Rockwell, Robert Rodriguez, Quentin Tarantino

Scritto da: Allison Anders, Alexandre Rockwell, Robert Rodriguez, Quentin Tarantino

Interpretato da: Tim Roth, Madonna, Valeria Golino, Lili Taylor, Alicia Witt, Jennifer Beals, David Proval, Antonio Banderas, Tamlyn Tomita, Lana McKissack, Bruce Willis, Paul Calderon, Marisa Tomei, Quentin Tarantino

Direttori della fotografia: Rodrigo García, Guillermo Navarro, Phil Parmet, Andrzej Sekula

Musiche originali: Combustible Edison

Genere: Grottesco a episodi

Anno: 1995

Paese: USA (Miramax)

Voto: 1° ep.: 3,5 / 2° ep.: 4 / 3° ep.: 5,5 / 4° ep.: 6 / complessivo: 5

Siamo alla fine dell’anno al Mon Signor, decadente hotel di Los Angeles, e l’anziano fattorino dà gli ultimi consigli al suo successore, il nervosetto Ted (Roth). Il ragazzo verrà coinvolto nelle stramberie degli ospiti di quattro diverse stanze. Nella prima vicenda, “Strano intruglio”, alcune streghe (Madonna, Golino, Taylor, Witt) improvvisano un rito per la fertilità, ma una di esse ha “perduto” l’ingrediente principale (sperma di uomo) e dovrà ritrovarlo in fretta. Nel secondo episodio, “L’uomo sbagliato”, Ted sbaglia stanza e si trova di fronte un marito arrabbiato (Proval) e armato che pensa di aver scoperto l’amante della moglie. Nel terzo, “I cattivi”, Ted deve badare ai due bambini pestiferi di un focoso messicano (Banderas), che non hanno intenzione di dormire. Nell’ultimo, “L’uomo di Hollywood”, l’attore Chester Rush (Tarantino) coinvolge Ted nelle bislacche scommesse con i suoi amici.

Il primo episodio (della Anders) è a dir poco inguardabile: storia zoppicante, attori pessimi  (non per niente Madonna ha conquistato il Razzie Awards come peggiore attrice non protagonista per la sua interpretazione), immagini montate con collage di cuoricini, stelline e altri ammennicoli adolescenziali imbarazzanti. Il secondo (Rockwell) è altrettanto mediocre, ma almeno  regala delle inquadrature più decenti. Negli altri due capitoli si vede la “mano” nettamente migliore rispettivamente di Rodriguez e Tarantino, che alza il livello medio della pellicola. Il terzo ha infatti un finale che finalmente fa ridere almeno un po’. Nell’ultimo c’è anche tempo per una chicca: un piano sequenza che si apre con l’inquadratura di una porta che dà su una stanza, in cui Bruce Willis passeggia avanti e indietro mentre parla al telefono, apparendo e scomparendo (ma rimanendo come voce fuori campo), e nel frattempo le ombre di Tarantino attore e del suo interlocutore si stagliano sul muro di sinistra; così, in alcuni fotogrammi, pur non essendoci nessun personaggio in scena in teoria, in pratica ce ne sono addirittura tre.

Una curiosità: la ragazza che balla in televisione nel terzo episodio è Salma Hayek.

Se il semplice fatto che non volevo ammirare il tuo corpo stramazzato sul pavimento tu lo chiami amore, allora capisco perché le cose vanno male tra noi”


Desperado

Regia: Robert Rodriguez

Scritto da: Robert Rodriguez

Interpretato da: Antonio Banderas, Salma Hayek, Joaquim de Almeida, Steve Buscemi, Danny Trejo, Quentin Tarantino, Cheech Marin, Carlos Gallardo

Direttore della fotografia: Guillermo Navarro

Musiche originali: Los Lobos

Producers: Robert Rodriguez, Elizabeth Avellan, Bill Borden, Carlos Gallardo

Genere: action movie, gangster

Anno: 1995, USA    Distribuzione: Columbia Pictures

Voto: 5,5

El mariachi (Banderas) è deciso a vendicarsi di Bucho (de Almeida), che gli ha tolto entrambe le passioni: quella per la musica ferendolo alla mano, e quella amorosa uccidendo la donna di cui era innamorato. Individuato il paese dove si nasconde, vi giunge con la sua custodia per chitarra piena zeppa di armi. Non vuole nessun altro che Bucho, ma non esiterà ad eliminare chiunque si frapporrà tra lui e la vendetta. Ferito, viene aiutato dalla bella bibliotecaria Carolina (Hayek), che per lui mette a rischio tutto quello che ha, compresa la sua vita.

Un po’ sequel un po’ remake, indubbiamente molto più ben fatto tecnicamente rispetto al completamente artigianale El Mariachi. In alcuni momenti sembra di esser di fronte ad un action movie made in Hong Kong, viste le sparatorie in acrobazie di Antonio Banderas. Ma la stessa cura dedicata all’aspetto scenico non c’è stata per la storia, e i personaggi non hanno lo stesso spessore del primo capitolo.

Interessante il contrasto tra bene e male reso attraverso le scene passionali: quella tra Banderas e Salma Hayek è quasi “mistica”, mentre quella in contemporanea di de Almeida è urlata, scomposta e con un finale tutt’altro che romantico.

“Sai, è più facile premere il grilletto che suonare la chitarra: è più facile distruggere che creare”