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E venne il giorno

Titolo originale: The Happening

Regia: M. Night Shyamalan

Scritto da: M. Night Shyamalan

Interpretato da: Mark Wahlberg, Zooey Deschanel, John Leguizamo, Betty Buckley, Frank Collison

Direttore della fotografia: Tak Fujimoto

Musiche:  James Newton Howard

Producers: M. Night Shyamalan, John Rusk, Jose L. Rodriguez, Sam Mercer, Barry Mendel

Genere: apocalittico

Anno: 2008

Paese: USA

Voto: 5

Un’epidemia di suicidi sconvolge New York City. Si pensa ad un attacco terroristico cominciato a Central Park: una neurotossina che spinge gli abitanti a togliersi la vita. Gli scampati iniziano ad abbandonare la città, visto che il problema sembra circoscritto alle area metropolitane, dopo che arriva la notizia che anche Philadelphia e Boston sono state attaccate. Ma qualunque cosa sia a causare questi suicidi, è in grado di inseguire le persone anche nelle campagne. Il professore di scienze Elliot Moore (Wahlberg) fugge con la sua famiglia cercando di sopravvivere.

I primi minuti del film non sono affatto male, e fanno venire la pelle d’oca. Ma il resto del film è tutto una serie di già visto: i protagonisti gli unici che “la cosa” non riesce a prendere, una fuga qua, una fuga là, capiscono cos’è, si salveranno? Un “finale aperto” più banale è difficile da ricordare andando a memoria.  M. Night Shyamalan si conferma come il più sopravvalutato regista di questo inizio di XXI secolo: dopo Il sesto senso, passabile ma che certo non è Shining, i successivi lavori del regista sono calati notevolmente come qualità.

Solo nominations ai Razzie Awards del 2009: per il peggior film, la peggior regia, la peggior sceneggiatura, e Mark Wahlberg come peggiore attore. Incredibilmente quell’anno c’è stato pure chi ha fatto di peggio…

“All’inizio si ha difficoltà a parlare; poi si avverte una sorta di smarrimento, una perdita dell’orientamento; il terzo stadio è fatale”


Appaloosa

Regia: Ed Harris

Soggetto: da un racconto di Robert B. Parker

Sceneggiatura: Robert Knott, Ed Harris

Interpretato da: Viggo Mortensen, Renée Zellweger, Jeremy Irons, Ed Harris, Robert Jauregui, Timothy V. Murphy

Direttore della fotografia: Dean Semler

Musiche originali: Jeff Beal

Producers: Ed Harris, Ginger Sledge

Genere: western

Anno: 2008, USA

Voto: 6,5

Territorio del Nuovo Messico, 1882. Nella città di Appaloosa Randall Bragg (Irons) e i suoi sgherri terrorizzano e sfruttano la popolazione. Dopo aver ucciso anche lo sceriffo Jack Bell (Jauregui) e i suoi due vice, i maggiorenti della cittadina assoldano l’avventuriero Virgil Cole (Harris) e il suo socio Everett Hitch (Mortensen), che gira sempre armato con il suo fucile calibro 8, per “riappropriarsi” della loro vita e dei loro affari . Le miniere di rame della zona, infatti, non potranno essere riaperte ed attirare nuovi investitori se Bregg e i suoi continueranno a mettere a rischio la vita di chiunque. Nominato sceriffo, Cole emana una serie di leggi draconiane per rendere più difficile la vita ai criminali.

Il western sta rivivendo una nuova vita in questi anni 2000, grazie a registi come Kevin Costner e al serial tv Deadwood, sui quali il film Appaloosa va perfettamente in scia. Un West non diviso più in buoni e cattivi, ma in cui ogni individuo è (ed ha) una storia a sé, poco mito e molta concretezza. Il personaggio interpretato da Ed Harris vede la legge – sia decisa da lui che da altra autorità- come unico metro per orientarsi tra il giusto e l’ingiusto, al contrario del suo compagno interpretato da Viggo Mortensen, per cui è la morale l’unica a decidere in questa materia. Per Cole/Harris la frontiera non è più quella ad ovest, ma è anche quella (per lui relativamente nuova) dell’amore; in lui si scorge il tramonto del “West” e l’inizio del XX secolo, forse un secolo con meno piombo ma dove l’ipocrisia (impersonata dai maggiorenti della città e dalla politica) prende il posto della violenza non certo con meno ingiustizia. Hitch/Mortensen, invece, rimane l’uomo di frontiera ancorato ad una serie di principi e consuetudini che mal si conciliano con un moderno stato di diritto ma indubbiamente sono molto più vicine all’idea di giustizia in senso stretto.

“Fare il soldato non permetteva all’anima di esplorare molti orizzonti. E così dopo la guerra tra gli stati e un anno a combattere gli indiani, me ne andai via per vedere quanto avrei potuto allargarli”


Twilight

Regia: Catherine Hardwicke

Soggetto: dal racconto di Stephenie Meyer

Sceneggiatura: Melissa Rosenberg

Interpretato da: Kristen Stewart, Robert Pattinson, Billy Burke, Peter Facinelli, Ashley Greene, Elizabeth Reaser, Kellan Lutz, Jackson Rathbone, Nikki Reed, José Zúñiga, Sarah Clarke

Direttore della fotografia: Elliot Davis

Musiche originali: Carter Burwell

Producers: Wyck Godfrey, Greg Mooradian, Mark Morgan, Jamie Marshall e altri

Genere: vampiri/teenager

Anno: 2008   Distribuzione: Summit Entertainment, Maverick Films

Voto: 5,5

Isabella Swan (Stewart), Bella per gli amici, da Phoenix – dove abita con la madre – si trasferisce per un po’ a Forks, nello stato di Washington, dal padre Charlie (Burke), capo della polizia della piccola cittadina. A scuola è incuriosita dai Cullen, fratelli adottivi che normalmente amano stare riservati e per i fatti loro. E’ sopratutto il bell’Edward (Pattinson) ad attirare l’attenzione di Bella, ma il ragazzo la avvicina e la respinge allo stesso tempo. La giovane, effettuando alcune ricerche e ricostruendono il mosaico da piccoli particolari presi qua e là, comprende la natura vampiresca di Edward e della sua famiglia. Ma non ne è spaventata, bensì ancora più affascinata. Nel frattempo, Forks è sconvolta da una serie di brutali omicidi. Si dice sia opera di qualche animale, ma non tutti la pensano così…

Si potrebbe bollarlo come il solito racconto di due adolescenti solitari e/o emarginati che si innamorano unendo le loro due solitudini. Si potrebbe ancora bollarlo come la versione per teenager di True Blood. Ma sarebbe troppo ingeneroso (o troppo “preconcetto”?). Perché alla fine in quasi due ore non c’è nemmeno uno sbadiglio, la storia scorre senza mai ammosciarsi, e le locations scelte sono estremamente appropriate. La rivisitazione dei vampiri in chiave moderna appare a tratti anche divertente, come l’idea dei vampiri “vegetariani” (o hippies?) che si nutrono di sangue di animali, o la partita da baseball vampiresca durante il temporale (queste creature possono giocare sono durante i tuoni). I vampiri che girano di giorno quando il sole non è forte sono consueti, peccato invece per la pelle che risplende al sole forte (sic!). E visto che almeno qui ci hanno risparmiato quelli che si spaventano con le croci, ero quasi tentato di dargli un 6 di incoraggiamento.

Ma poi ho fatto caso ad un piccolo particolare: i canini dei vampiri, assolutamente normali. E quindi cadono completamente le tematiche “classiche” del rapporto umano/vampiro, come l’amore per un diverso, l’accettazione, eccetera: senza neanche una particolarità fisica che renda queste creature “dei diversi” dal resto degli uomini, il film si riduce ad una teenager che si innamora di un ragazzo carino (capirai che difficoltà!). Il voto d’incoraggiamento è dunque 5,5: senza infamia e senza lode, un film per passare una serata senza troppe pretese.

“Dunque è davvero questo il tuo sogno? Diventare un mostro?”