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Harry ti presento Sally

Regia: Rob Reiner

Scritto da: Nora Ephron

Interpretato da: Billy Crystal, Meg Ryan, Carrie Fisher, Bruno Kirby, Lisa Jane Persky, Harley Jane Kozak

Direttore della fotografia: Barry Sonnenfeld

Producers: Rob Reiner, Andrew Scheinman

Genere: commedia/sentimentale

Anno: 1989, USA

Voto: 7

Harry Burns (Crystal) e Sally Albright (Ryan) si sono conosciuti nel 1977, quando dopo l’università hanno fatto insieme un viaggio da Chicago destinazione New York City. Si sono incrociati grazie alla ragazza di lui, che è anche amica di lei; durante il viaggio lui “ci prova” un po’, ma tra i due non succede niente perché Sally è infastidita dal comportamento Harry e non vuole tradire la fiducia dell’amica. Cinque anni più tardi si incontrano per caso in aeroporto, mentre lei sta salutando il suo ragazzo Joe, che è un amico di Harry. Harry si ferma a salutare lui, ma sembra non riconoscerla. Dopo si accorgono non solo di essere saliti sullo stesso aereo ma di trovarsi anche vicini; in realtà Harry si ricordava perfettamente di Sally. Anche questa volta lei si infastidisce con lui, e le loro strade si separano. Cinque anni dopo, dopo la rottura tra Joe e Sally, la sua amica Marie (Fisher) la spinge ad iniziare prima possibile una nuova vita sentimentale. Nello stesso periodo Harry sta divorziando da sua moglie. E i due si rincontrano ancora una volta per caso in una libreria…

Lavoro davvero carino di Rob Reiner sull’evoluzione delle relazioni e il loro andamento altalenante, sulle solitudini che si incontrano, sulle complicazioni che gli individui preferiscono crearsi piuttosto che affrontare una situazione e risolverla. Una bellissima Meg Ryan acqua e sapone e un Billy Crystal davvero in forma reggono quasi da soli l’intero film in rappresentanza dei generi maschile e femminile e delle loro contrapposizioni e dei loro punti di unione.

Gli indovinatissimi split screen durante le telefonate (anche uno a quattro), gli inserti con le interviste alle coppie anziane, e le citazioni di Casablanca impreziosiscono la pellicola. La scena in cui Sally/Ryan finge l’orgasmo al fast food tra lo sbigottimento di Harry/Crystal e degli altri avventori è diventata un classico (“Quello che ha preso la signorina”). Ma anche la scena del “quadrangolare” a cena, quando Harry presenta a Sally il suo migliore amico e Sally presenta a Harry la sua migliore amica, entrambi nel tentativo di veder felice l’altro pur non perdendolo, e i migliori amici rovinano tutto piacendosi tra loro, tocca picchi di comicità molto alti.

“Certo, per voi è diverso: Charlie Chaplin ha avuto figli fino a 73 anni” “Ma non ce la faceva a tenerli in braccio”


Vizi di famiglia

Titolo originale: Rumor Has It…

Regia: Rob Reiner

Scritto da: Ted Griffin

Interpretato da: Jennifer Aniston, Mark Ruffalo, Shirley MacLaine, Kevin Costner, Richard Jenkins, Mena Suvari

Direttore della fotografia: Peter Deming

Musiche originali: Marc Shaiman

Producers: Ben Cosgrove, Paula Weinstein

Genere: commedia, sentimentale

Anno: 2005, USA

Voto: 6,5

vizi_di_famiglia_locandina.jpgSarah Huttinger (Aniston) torna a Pasadena per il matrimonio della sorella Annie (Suvari), accompagnata dal fidanzato Jeff Daly (Ruffalo). Qui, ancora una volta fa mente locale sul fatto che non assomigli per niente al padre e alla sorella; inoltre Jeff le fa notare come sia nata otto mesi dopo il matrimonio. La madre è morta quando lei aveva nove anni, e quando va a chiedere spiegazioni alla nonna materna, Katharine Richelieu (MacLaine), Sarah scopre che poco prima del matrimonio la madre era fuggita con un altro. Un “altro” che aveva avuto anche una relazione con la nonna: l’autore del libro da cui è stato tratto il film “Il laureato” si era ispirato alla famiglia di Sarah. E saputo il vero nome dell’uomo, Beau Burroughs (Kostner), decide di rintracciarlo per capire se lui sia o meno suo padre. Ma la genetica gioca comunque contro di lei: nel caso non fosse suo padre, come fare a resistere al fascino di un uomo che ha già sedotto nonna e mamma?

Più che un remake è un film sui personaggi di un libro, da cui è stato tratto un film, su quello che gli è successo dopo libro e film. E già questa sarebbe una prospettiva interessante, poi in fondo è una commedia gradevole, niente di eccezionale, ma che strappa davvero parecchi sorrisi. Divertente sopratutto il personaggio di Shirley MacLaine, nei panni di Mrs. Robinson, un mix di frecciate al vetriolo e di sensualità del tempo che fu (“Signora Richelieu, non starà tentando di sedurmi?”  “Non sei stato un granché la prima volta”).

Infine, da non sottovalutare l’effetto “pedagogico”: chi guarda questo film, e magari non ha mai visto “Il laureato”, potrebbe esser spinto a procurarselo e a dargli un’occhiata (e chi l’ha visto tanto tempo fa magari vorrà riguardarselo). Ora, mi sento di premiare questo aspetto con almeno mezzo punto in più.

“Più o meno è andata così, si sono presi qualche licenza poetica però: io in realtà non ho mai preso una laurea, ma suppongo che “Il bocciato” sarebbe stato un titolo orrendo”


Stand by me – Ricordo di un’estate

Regia: Rob Reiner

Soggetto: da un racconto di Stephen King

Sceneggiatura: Bruce A. Evans, Raynold Gideon

Interpretato da: Will Wheaton, River Phoenix, Corey Feldman, Jerry O’Connell, Kiefer Sutherland, Richard Dreyfuss, John Cusack

Direttore della fotografia: Thomas Del Ruth

Musiche originali: Jack Nitzsche

Producers: Bruce A. Evans, Raynold Gideon, Andrew Scheinman

Genere: avventura

Anno: 1986, USA    Distribuzione: Columbia

Voto: 7

Uno scrittore (Dreyfuss) ricorda l’estate del 1959, quando dodicenne viveva in una piccola città dell’Oregon, Castlerock. Gordie Lachance (Wheaton) aveva tre compagni, Chris Chambers (Phoenix), il suo migliore amico, il matto Teddy Duchamp (Feldman), e l’imbranato Vern Tessio (O’Connel), con cui visse quell’anno una straordinaria avventura. Gordie aveva da poco perso il fratello maggiore Denny (Cusack), morto in un incidente stradale, e il ragazzino veniva costantemente ignorato dai suoi che non si erano ancora ripresi. Il gruppo di amici era venuto a sapere di un cadavere di un loro coetaneo scomparso, e decise di andare alla sua ricerca nelle campagne intorno la città, seguendo i binari ferroviari, naturalmente all’insaputa dei genitori. Tra sfide con i bulletti di paese, capitanati da “Asso” Merril (Sutherland), leggendari cani azzannatori, corse contro i treni e splendidi paesaggi, i ragazzi avranno un breve assaggio di vita adulta e un’esperienza che ricorderanno per tutta la vita.

Poetica e ben dipinta la storia del rapporto di questi “piccoli uomini”. Una storia di cameratismo in erba sulle note delle musiche dell’epoca. E’ stato ed è tutt’ora un film molto amato dal pubblico statunitense, forse perché ha saputo cogliere perfettamente l’essenza dell’adolescenza nell’America di provincia, tra saghe di torta paesane e piccole marachelle, con la costante attrazione per la vita all’aria aperta vista come metafora della libertà, facendo immedesimare completamente gli spettatori nella storia. Molto bella anche la fotografia.

Riferendosi al personaggio di River Phoenix, la voce narrante dice all’inizio del film: “In paese tutti pensavano che Chris avrebbe fatto una brutta fine”. Mai frase fu, purtroppo, più profetica.

“Conoscevamo perfettamente noi stessi e sapevamo quello che volevamo: era un momento magico”